Economia

Gli esperti ti spiegano perché non devi pagare la spesa con una carta di credito

Pagare con cartaGli esperti ti spiegano perché non devi pagare la spesa con una carta di credito - aerobus.bo.it

Sotto la soglia della spesa quotidiana si nasconde un pericolo invisibile: ecco perché molti esperti consigliano di tornare al contante per tenere sotto controllo il proprio bilancio.

L’abitudine di pagare con carta di credito anche per le spese quotidiane si è diffusa in modo capillare negli ultimi anni, complice la comodità dei sistemi contactless e la crescente digitalizzazione. Ma secondo molti economisti, proprio questa consuetudine apparentemente innocua potrebbe minare l’equilibrio finanziario di milioni di famiglie. In Italia, dove la spesa media per l’alimentazione ha ormai superato i 400 euro al mese, l’effetto psicologico del “pagherò” legato all’uso della carta può spingere a comprare più del necessario.

Il meccanismo psicologico che altera la percezione del denaro

Quando si paga con la carta, si attiva un processo mentale differente rispetto all’uso del contante. Non vedere fisicamente il denaro uscire dalle mani riduce la percezione dell’impatto economico della spesa. Il gesto è rapido, silenzioso, apparentemente indolore. Eppure, secondo numerosi studi di psicologia comportamentale, questo tipo di transazione favorisce l’acquisto impulsivo, aumentando il rischio di superare il budget mensile.

Pagare con carta

Il meccanismo psicologico che altera la percezione del denaro – aerobus.bo.it

Il problema diventa evidente con la cosiddetta “spesa spezzettata”: piccoli importi distribuiti durante la settimana che, sommati, superano di gran lunga quanto programmato. Ogni passaggio in cassa con la carta sembra poco rilevante, ma a fine mese la somma può sfuggire di mano. E questo è esattamente ciò su cui le banche fanno leva: gli interessi sulle rate non saldate, in certi casi, possono superare anche il 20% annuo, trasformando una spesa da 100 euro in un costo ben più pesante nel tempo.

Nei paesi del Nord Europa, come la Finlandia, dove il pagamento digitale è molto più radicato che in Italia, le istituzioni stanno correndo ai ripari con strategie di educazione finanziaria, per far fronte a un boom di indebitamenti silenziosi. La consapevolezza è diventata una priorità nazionale.

Il ritorno al contante come difesa quotidiana

Contanti in tasca, lista della spesa in mano, soglia da non superare già fissata prima di entrare al supermercato. Sembra un approccio vecchio stile, ma secondo gli esperti funziona. Chi paga in contanti sviluppa una maggiore consapevolezza dell’atto di spendere, perché vede e sente il denaro “andarsene”. Questo stimola un meccanismo di autocontrollo immediato che la carta di credito, per sua natura, non attiva.

Uno studio condotto dall’università di Helsinki ha dimostrato che limitarsi a portare solo l’importo necessario riduce del 30% gli acquisti non previsti, migliorando la gestione del bilancio familiare. Non si tratta solo di psicologia, ma di una strategia pratica che molti italiani stanno riscoprendo, soprattutto in tempi di inflazione.

Gli esperti raccomandano di usare la carta solo per spese importanti, come elettrodomestici o viaggi, in cui la tracciabilità o la rateizzazione hanno un senso concreto. Ma nei casi in cui si ha già un prestito in corso, meglio evitare ulteriori rate e concentrarsi sull’estinzione del debito, magari con piccoli risparmi mensili.

La consapevolezza parte dalla lettura dei contratti: molti utenti non conoscono nemmeno il tasso d’interesse applicato o le penali in caso di ritardo nei pagamenti. L’educazione finanziaria, se diffusa sin dalle scuole, potrebbe evitare a milioni di persone di cadere nella trappola del debito invisibile.

In un contesto economico in cui anche un solo euro conta, tornare al contante può rappresentare un gesto di resistenza consapevole, utile non solo per risparmiare, ma per riconnettersi con il valore reale del denaro.

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